L’allarme di Pietro Labriola: futuro incerto sul consumo illimitato dei dati

Pietro Labriola, AD di TIM

Il mondo digitale, considerato spesso come “magico” per le sue infinite possibilità, si trova ora di fronte a una sfida cruciale. Pietro Labriola, Amministratore Delegato di TIM, ha recentemente lanciato l’allarme attraverso un post su Linkedin.

L'Amministratore Delegato di TIM, Pietro Labriola

Pietro Labriola: la sfida del mondo digitale

Pietro Labriola mette in discussione il modello attuale nel contesto delle telecomunicazioni. “Comincia a diventare sempre più difficile immaginare un futuro in cui il consumo dei dati possa continuare ad essere considerato unlimited”, scrive l’AD. L’esplosione del traffico dei dati e l’aumento esponenziale di applicazioni e servizi stanno mettendo a dura prova le reti, rischiando di compromettere la continuità dei servizi se non si adotta una nuova strategia. L’Amministratore Delegato di TIM ha evidenziato un cambiamento significativo nei consumi digitali degli ultimi anni. Mentre il consumo di dati è aumentato di dieci volte, il prezzo è diminuito di quasi un quarto. Tale andamento è insostenibile nel lungo periodo, poiché comporta costi sempre crescenti per l’adeguamento delle reti e dei servizi di assistenza, senza una corrispondente variazione per il consumatore. “È evidente che non può funzionare”, precisa Pietro Labriola.

Pietro Labriola: nuovi investimenti per nuove esigenze

L’AD di TIM sottolinea la necessità di nuovi investimenti per gestire le nuove esigenze del mondo digitale. La visualizzazione di video in streaming a 4K e gli aggiornamenti di giochi di successo generano una domanda di banda sempre più elevata. Questo implica la necessità di reti più performanti e capaci di gestire volumi eccezionali. “Per noi di TIM – spiega Pietro Labriolainvestimenti e pianificazione sono l’unica risposta possibile, ma comincia a diventare sempre più difficile immaginare un futuro in cui il consumo dei dati possa continuare ad essere considerato unlimited”. Le reti potrebbero però essere a rischio non solo a causa dell’assenza di investimenti, ma anche a causa dell’impossibilità di garantirne la pianificazione. Questo crea rischi sulla continuità stessa dei servizi digitali. “Il ritorno economico non può più essere considerato un nice to have mentre la continuità di servizio un must have. Entrambi debbono viaggiare di pari passo”, conclude Pietro Labriola.

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